BIANCA, GRANDE.
LA TELA LA VOGLIO COSÌ: BIANCA E GRANDE.

Mi affascina, mi emoziona, mi incuriosisce, mi provoca.

L’opera grande mi mette nelle condizioni di dovermi misurare con lei, è quasi un corpo a corpo, una progressiva conquista, un confronto con me stessa.

L’idea è nella testa: fin dall’inizio so cosa voglio ottenere.

Non è con gesto impetuoso che porto avanti il lavoro ma con meticolosi passaggi di colore che corrispondono al mio progetto mentale. È un modo molto razionale per esprimere l’irrazionale.

Attraverso la pittura sento che riesco a mettere ordine nelle mie emozioni, a controllarle.

È un modo per dialogare con me stessa, per cercarmi, per capirmi e per farmi capire.

La ricerca, la comprensione, richiedono un lavoro duro.

Ogni quadro mi comporta fatica mentale e fisica e tempi lunghi: c’è la fase del concepimento, della gestazione e del distacco che è gioioso e doloroso.

Quando è finito è come il capitolo di un libro, non è staccato nè da quello che lo precede né da quello che lo segue, è l’anello di una catena che si snoda cambiando lentamente, seguendo i miei mutamenti, le mie ansie, le paure, gli entusiasmi, la voglia di amore.

È la mia vita che attraverso la pittura riesco a vedere, a fissare, a decifrare, a ricordare.

È un fatto strettamente personale e la necessaria fase di far uscire i lavori dallo studio mi comporta qualche difficoltà.

Fuori ci sono regole troppo spesso legate al mercato, che non rispettano l’«anima» delle cose.

La vita ci porta a vivere tutto in fretta, di corsa.

La pittura è il mio modo per fermarmi ad assaporare la libertà.

Rosabianca Cinquetti